sabato 28 luglio 2012

Giro sul Ticino - The chronicles of _


Ecco, adesso ho finito il mio kebab-mucho-gusto, birretta, pesca, moltitudine di ciliege e qualche quadretto di cioccolato extrafondente. Adesso posso usare mani e mente per schiacciar in sequenza questi tastini, metter le parole in fila e provare a rendere l'idea di questa pedalata estiva, che non è da tutti. Anzi quasi da nessuno! 

Scherzavo: sto ancora mangiando, questa volta è un gelato!
Ecco fatto.
Anzi no.
Anzi si.
No.
Si.
No.
:)

Tutto comincia nella tetra ed oscura ciclofficina, nessuno aveva acceso le luci e fuori il cielo cupo aveva fatto le prove di temporale già un paio di volte.
Nel silenzio rotto solo dal fischiare del vento, da lontano giunge un ronzio sempre più distinto di pacco pignone da 6, uno familiare come se l'avessi sentito al massimo qualche giorno prima :)) seguito dal raro canto del tacchino malinconico tipico del Suo impianto freni.
Pochi possono affermare senza mentire di averlo visto mentre attraversava a cavallo di un baleno strade e viali, piazze e valli. E io sono uno di quei pochi.
All'idea di incontrare l'intrepido non posso non provare una sensazione elettrica, quasi palpabile, di ammirazione. Quindi schiarisco la voce ed esordisco chiedendo "chi è!?" mi fa eco una voce distinta "oh, sò le 9 di mattina. eh, chi è? sò io! no!?"
Rapido rimuovo i sigilli meccanici che proteggono il varco ed appare lui in tutta la sua magnificenza. Ecco, è davanti a me lui: il Cozzaro Nero! La sua fama lo precede anche lì dove non aveva intenzione di andare e infatti ecco che il gallo fantasma che porta imprigionato in una scatoletta che a volte si illumina e vibra, si fa sentire per raccontargli cose da dimensioni parallele o almeno da posti diversi. L'immagine lo ritrae mentre Egli è all'opera.
Bisbiglia qualcosa, forse pronuncia una formula druida: guarda il cielo e dice "Bhé, halló? 'nnamo!". E aggiunge "..comunque quelli che non son venuti son dei cagoni". Da quel momento comincia a soffiare una brezza leggera quasi impercettibile.
Due sgambate e siam in Piazza Mercanti a verificare che non ci sia qualcuno ad aspettare l'impavido. Nada, incontriamo un noto roto-munito che preda delle emozioni non riesce a dire direttamente al mitico quale stato di estasi porti l'essere al suo cospetto. Egli manifesta il proprio interesse per l'impresa e poi si dilegua anche a causa dell'ennesima simulazione di pioggia, l'ultima che il potente Cozzaro concede a Giove Plumbeo, grande mattacchione ed amico fin dalle elementari. "Ma che non esageri, eh.", dice. Stessa storia per Porta Genova, ma senza pioggia, ovviamente.
C'è un po di traffico, lo faccio notare e in risposta l'onnipotente replica "mmm": forse non è il caso di insistere. Ed infatti solo gli inscatolati-a-4-ruote son lì a guardarsi i rispettivi deretani numerati: la ciclabile è tutta nostra e comincia in discesa.

ndr: Modalità Master D&D: ON

Con una sgambatina leggera mi accorgo che la brezza ci spinge sin da quando abbiam cominciato l'avventura e con la volontà acceleriamo fino a "piegare spazio e tempo".
L'universo cambia pur restando lo stesso: la gente inscatolata è sempre più rara e si trasforma in una versione con polmoni e cuore forti, arterie pulite e ..buon umore. Tuttavia non mi spiego perché il numero di ruote che usano si dimezzi o, se son in numero di due, queste diventino più sottili, più eleganti.
"È bello cominciare con una discesa", dico io. E cominciamo. 

Guidati dall'infallibile intuito dell'imperscrutabile pedaliamo allegramente verso il primo nodo: Abbiategrasso. C'è veramente poca gente in giro: sia fra le strutture create dall'uomo che in estemporanei ritorni alla natura il mentore mostra il proprio know how guidando abilmente la spedizione. Ci conduce risolutamente fino alle porte dell'unica dispensa utile dove possiamo ricaricarci di bollicine: un paio di chili di vetro fresco da stivare nello nello zaino e si riparte!

Pedalando fra luoghi misteriosi, oggetti antichi, castelli, boschi incantati mettiamo alla prova le nostre capacità atletiche e la determinazione che non vacilla mai. Neppure alla seconda foratura: a ritmo sostenuto e con l'abilità acquisita in ciclofficina, riparo e proseguiamo senza dar tempo ai pensieri negativi di farsi strada nella mente.





Dopo aver attraversato foreste che cercano da sempre di congiungersi con l'acqua, per diversi chilometri pedaliamo incrociando appassionati della canna da pesca destinati da un incantesimo crudele a ritrarre lenze sempre vuote per l'eternità. Piccola pausa di riflessione e decidiamo di aspettare d'aver raggiunto la meta per rifocillarci.
Appena i cancelli della Terra di Mordor sono vicini appaiono all'orizzonte le Torri Inquietanti. Create da un Arcimago per riportare in vita il figlio del fulmine: sibilando dalle profondità della terra attendono il momento per compiere il rito.
Da questo punto nessuna magia ha più effetto: gli incantesimi sono tutti annullati e il nostro scudo anti sole non è più abbastanza potente.

Qui comincia l'avventura interiore che ciascuno affronta a modo proprio. Le Terre nascondono i Labirinti d'Acqua di Smeraldo che possono sgonfiare i nostri mezzi in un baleno o i segni del passaggio di sfere infuocate sulle quali la magia dell'avventore gentile a tratti smette di funzionare e si notano alcuni inscatolati-numerati tornare alla propria forma iniziale. La strada è diversa ogni volta e il percorso va cercato dentro se: completare questo viaggio raggiungendo la meta e ritornando a casa vittoriosi è una iniziazione, è incontrare un nuovo se. Sempre se gli Avvoltoi Fantasma non attaccano prima!


P.S.: Un ringraziamento particolare va all'abilità del Cozzaro Nero per aver messo la mano esattamente davanti al bellissimo ponte che ho provato a ritrarre.