giovedì 9 agosto 2012

Appennino di Parma #2



 * Giorno n.2 *



La mia unica sveglia era nel telefono, scarico, affidato al Cuoco per la ricarica. Per fortuna mi viene a svegliare lui anche se ormai sono le 11. L'orologio non serve più. Fra colazione e consultazione delle mappe, in un'oretta di preparativi sono pronto per intraprendere il viaggio vero seguendo i tracciati attraverso il bosco. Decisa la direzione e un percorso di base mi vesto da "ciclista esploratore" in modalità cipolla anche perché le nuvole son sempre più basse e coprono metà della montagna vicina.

Esito un po', poi mi avvio: dopotutto nel bosco posso sempre piantare la tenda e/o indossare il k-way.


Imbocco il primo sentiero verso nord, esattamente dove c'è la montagna racchiusa fra le nuvole, poi ovest e infine verso sud. Il percorso previsto passa per boschi, sterrati  e tracciati per escursione, preferendo la via che mi permette di avvicinarmi a S. Maria del Taro per ritornare alle strade asfaltate e alla civiltà e soprattutto dove potermi rifornire di cibo e acqua. I primi 2km sono difficili, decisamente, e mi fanno riflettere su ciò che sto facendo: seguire un tracciato per escursioni a piedi con la MTB è complicante, ma in questo caso sembra proibitivo: tronchi e rami, buche e gradini di roccia mi ricordano di confrontarmi con la natura con umiltà. Questo tracciato si conclude con un salto verticale di circa un metro, almeno per la bici, io avevo a disposizione gradini scavati in un terrapieno ;) comunque tutto bene.

Uno sguardo alla mappa, bussola e riparto: il fondo è sterrato e carrabile per 5km poi dovrebbe tornare ad essere un tracciato per escursioni. Dovrebbe dato che tutto è ok fino alla base della vecchia funivia per il trasporto di legna, ma il sentiero riportato dalla mappa non c'è: al suo posto trovo un piccolo sentiero dedicato alle MTB. Prima di imboccarlo mi lascio trasportare dalla discesa per un paio di chilometri esplorando la strada carrabile, ma non sembra esserci traccia del sentiero previsto: torno alla ex-funivia e imbocco la stradina MTB incrociando virtualmente le dita.

 Il percorso è (veramente!) tecnico e consiste in una piccola traccia larga 30cm accanto ad un burrone sul crinale della montagna. Poi anche la vegetazione comincia a sparire e mi ritrovo a scendere a zig zag sul fianco della montagna  con inclinazioni di 60gradi: capitomboli benevoli mi ricordano per l'ennesima volta l'umiltà. Terminata la discesa scopro di essere su una sella e il percorso MTB va in direzione opposta a quella che avevo scelto. L'acqua scarseggia. Esploro a piedi la zona per cercare un possibile passaggio verso ovest che mi riporti alla track prevista.
Dopo 30minuti faticosissimi devo rassegnarmi a scegliere fra proseguire in MTB su un percorso che mi porterebbe in una valle sconosciuta e probabilmente senza uscita utile, oppure tornare sui miei passi: 50m di dislivello da fare nella direzione brutta, con la faccia quasi contro la parete!

Il vento soffia impetuoso e nuvole basse e scure si avvicinano, dove mi trovo non ci sono alberi e sotto i piedi ho solo blocchi di roccia: roccia tagliente su cui cresce solo muschio, troppo dura per piantare la tenda. Decido di compiere "il gesto atletico".
 
Foto ricordo: tipica mia faccia ebete
di sconforto prima della risalita
con il temporale che incombe
Pedalo seguendo il percorso a ritroso fin dove la pendenza lo consente, poi bici in spalla e passo dopo passo, cercando letteralmente di non "mettere il piede in fallo", come un neo-condannato alla gogna, risalgo l'altura e ripercorro il tracciato in direzione opposta a quanto fatto più di un'ora prima. Tornato alla funivia con il mio zainetto da 10kg e la bici che ne pesa almeno il doppio (tutto) sulla schiena, demoralizzato dalla stanchezza, mi fermo a respirare a pieni polmoni e mangiucchiare un po' di frutta che ho con me seduto su una singolare panchina che guarda verso il vuoto: mi tornano in mente le parole di Henry Miller in Primavera Nera, le penso ma non le pronuncio. Vedo un falco volare nell'immenso vuoto che si culla fra valle e montagne: riparto.
Mi rimetto in ordine e modifico in modo definitivo il percorso: mi dirigo a ovest, poi nord ed infine a sud: passo sul tracciato alternativo prima andare verso S.Maria di Taro. La scelta è dovuta anche al fatto che ho spremuto quasi tutta l'energia che la notte di ristoro mi aveva fornito: la discesa folle per 7km mi da tempo di riposare e di fare strada contemporaneamente, anche se percorrere quelle curve sterrate in discesa e senza protezioni mantiene alta l'adrenalina.
Altri 8km su un tracciato esistente e riconoscibile durante i quali  attraverso simpatici torrenti e cascatelle, e approfitto di fantastiche immagini sulle valli. La pendenza adesso si è ridotta ed è più facile gestire la corsa: posso dedicare attenzione a ciò che mi circonda.
Passo accanto alla diga sul fiume Taro e poco dopo ricomincia la salita, solita, superata la quale c'è solo discesa che attraversa numerosi paesi fino al negozio di alimentari: dopo poco più di 21km dal rifugio sono a S. Maria del Taro dove la fermata è d'obbligo. Scatta il rifornimento compulsivo di liquidi, carboidrati, proteine e zuccheri ..e anche una birretta ;)
Recupero subito liquidi poi ancora in sella: la prossima destinazione è il Passo del Bocco che non si fa attendere, almeno non prima di un bel po' di chilometri in salita. Lo  raggiungo e posso verificare di persona che il rifugio si sta riempiendo completamente.
Poco male: avevo intenzione di provare la tenda! Mi avvio, c'è discesa e c'è il bosco: la sera arriva e così anche l'occasione di posticino appartato dove sistemarmi per la notte.
Circa 29km oggi, molta discesa, ma tanto bosco: scarico spalle e bici, monto la tenda. Mi cambio e scopro dove è finita tutta l'acqua: gli abiti sono completamente fradici e li stendo sperando he asciughino. Asciutto e al caldo (siamo in montagna) preparo il panino iperproteico a base di crudo e soddisfazione. Mi disseto e ripresa un po' di tranquillità mentre il corpo si rilassa mi distendo a gustare la birretta e mi addormento bellamente. :)
Durante la notte mi risveglio un po' di volte: è il primo pernotto in solitaria all'aperto e continuo a sognarmi al centro dell'attenzione di tutti gli animali immaginabili, ma credo sia colpa delle rocce su cui malamente ho deciso di montare la tenda. La notte scorre tranquilla e riesco persino a salvare gli abiti stesi da una pioggerella di qualche minuto.